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Di seguito i luoghi da visitare a Faicchio

Grotta San Michele
La grotta di San Michele è una cavità naturale sita sul monte Erbano nel comune di Faicchio.
La grotta venne adibita al culto dell’Arcangelo Michele dai Longobardi intorno al 700. Questo luogo sacro venne consacrato nello stesso periodo in cui, a pochi chilometri di distanza, nel ventre della morgia Sant’Angelo di Cerreto Sannita i Longobardi fondarono un altro sito rupestre che «dovette all’origine costituire un polo di aggregazione rituale, incentrato sul culto micaelico dopo l’opera antidolatrica svolta dai vescovi di Benevento Barbato, e di Capua Decoro». Oltre a Faicchio e a Cerreto Sannita altre grotte dedicate a san Michele nacquero nelle vicine Guardia Sanframondi e Gioia Sannitica.
La grotta di San Michele a Faicchio era sita sul «monte herbario, in superiori parte»; nel XII secolo fu oggetto di alcuni restauri e fu abbellita da pregevoli affreschi. Venne inaugurata solennemente nel 1172.
Posta a circa 500 metri di altitudine, la grotta ha un’apertura semicircolare dell’altezza di sei metri.A pochi metri da essa è presente un rifugio costruito alla fine del XVIII secolo, costituito da due vani sovrapposti. L’area circostante è attrezzata con panche e barbecue per la sosta durante le escursioni e i pellegrinaggi.
Sulla porta di accesso alla grotta nel 2002 è stata posta una edicola in ceramica Cerretese raffigurante l’Arcangelo Michele che domina il diavolo. Nell’immagine sono presenti i simboli tradizionali dell’iconografia micaelica: la spada (in quanto il Santo comanda l’esercito celeste contro gli angeli ribelli del diavolo), e la bilancia, con la quale vengono pesate le anime.
Chiesa Ave Gratia Plena
La Chiesa dell’Annunziata di Faicchio sorge isolata fuori dal perimetro del centro urbano principale, a mezza costa delle pendici di Monte Mutria, sovrastata, poco più in alto dal Convento di S. Pasquale. A quando risalga il primitivo insediamento religioso nella località è impossibile dirlo. Le poche case antiche superstiti agli eventi naturali e all’intervento umano danno idea di un centro antropizzato da tempo. La casa canonica attuale ha le orni antiche, del tipo comune a tutti i centri del comprensorio matesino ricostruiti dopo il grande sisma del 1456. Se mai vi fosse stato qualcosa di costruito anteriormente a quella data, vista l’intensità del sisma, poco ne sarebbe rimasto in piedi. E lo stesso dicasi per l’altro grande evento tellurico matesino recente, quello del 1688, che rase al suolo completamente Cerreto e che danneggiò gravemente i centri urbani di una vasta area della Campania interna (per inciso si registrarono crolli e lesioni anche in Napoli).
L’attuale configurazione settecentesca della chiesa è quindi ipotizzabile fosse motivata dalla volontà di ripristino di un luogo di culto forse antico, al centro di una devozione popolare notevole. Le Sante Visite Pastorali dell’Archivio Diocesano di Cerreto parlano di una cappella intitolata all’Annunziata già nel 1594.
La facciata è semplice, con qualche decoro in stucco di non eccellente ideazione. Al centro si apre il portale, il pietra calcarea, sormontato da una edicola (contenente un affresco di fattura popolare raffigurante l’Annuncio), e coronato da un timpano triangolare. Alla sommità del portale è uno stemma (monte tricuspidato con una croce piantata sulla cima centrale) recante l’iscrizione “A.D. 1737”. Sul lato destro è il bel campanile settecentesco, a pianta quadrata, a tre livelli, ben dosati anche nelle decorazioni architettoniche via via più leggere. L’ultimo livello è a pianta ottagonale ed è sormontato da un guglia ad estradosso maiolicato.
Le decorazioni interne risalgono ad un restauro effettuato, probabilmente, a partire dal 1751. Infatti è questa la data riportata nel cartiglio a sinistra dell’arco trionfale del presbiterio: “Anno a Nativitate Domini 1751”. Il cartiglio simmetrico ad esso, poco leggibile, sembra riferirsi alla committenza e al realizzatore dei lavori (POPULO (?) ELEMOSINIS (?) RE(C)TÜ NICO / LAUS PALMIERO / CURAVIT. Dell’antica pavimentazione (ripristinata nel 1991 dai Giustiniani) restano tracce nelle cappella e ai margini della navata. Dalla destra dell’ingresso, nei vani tra le finestre sono raffigurate virtù ed “attributi” della santità: “Religio”, “Charitas”, “Meditatio”, “Puritas”, “verginità” (soggetto identificato non per il cartiglio, oramai illeggibile quanto per l’iconografia raffigurante una giovane donna che accarezza un unicorno accovacciato alla sua sinistra); “Umilitas”, “Divina Sapientia”, “Amor. C.a Dev.”. Le dette figure sono in ricche cornici dipinte a doratura sul fondo di una prospettiva architettonica a trompe l’oil. La navata è coperta con una grande tela (visibili le cuciture) firmata da “Cosenza”, raffigurante, tra un ricco apparato architettonico e decorativo (impostato su un sapiente gioco della prospettiva), “La Santissima Trinità che incorona Maria Assunta in cielo tra la gloria degli angeli”.
L’interno è a navata unica, scandita da 4 arcate, alcune configurate come varchi per cappelle altre incornicianti altari. Sovrasta l’ingresso una bella cantoria lignea, poggiante su due pilastri, in legno dipinto e decorato. Sulla parete a sinistra dell’ingresso, in una nicchia con volta a rocaille, è il fonte battesimale in pietra calcarea, con una decorazione a petali stilizzati geometricamente sull’estradosso della vasca semisferica. Al primo altare destro è una tela raffigurante la “Madonna col Bambino ed i santi Giuseppe e Carlo Borromeo”, databile alla metà del sec. XVIII. Il secondo varco da accesso ad un cappellina, suddivisa in due campate, coperte a crociera, successiva di mezzo secolo all’impianto generale della chiesa. Sul suo altare centrale è una tela “Madonna con Bambino, S: Francesco ed un santo Vescovo (S. Agostino), prima metà del sec. XVIII. L’ultima arcata a destra apre su una cappella sul cui altare è una “Madonna del Rosario con i Santi Rosa e Domenico”, metà sec. XVIII. I “15 misteri del Rosario” circonda il soggetto principale. Da essa si ha accesso alla piccola sagrestia, voltata a padiglione, con un bel mobile in legno per arredi.
Il presbiterio, piuttosto sopralevato rispetto alla quota della navata, è anch’esso completamente decorato. Alle pareti destra e sinistra sono, rispettivamente, gli affreschi della “Adorazione dei Magi” e della “Presentazione al Tempio” (Natività di Maria), in ricche cornici aggettanti in stucco. Sull’altare maggiore una “Annunciazione”, di fattura primo barocca attardata (metà sec. XVII). Al centro della cornice in stucco che la circonda è un cartiglio “ET VIRTUS ALTISSIMI OBUMBRAVIT TIBI” (Luca, vers. 35). La pianta quadrata del presbiterio è coperta da una finta cupola, molto ribassata, al cui centro è l’Assunzione di Maria. Nei pennacchi sono quattro figure allegoriche, esemplificate dai riferimenti della Sacra Scrittura. Da sinistra: 1) “Prudenza” (il cartiglio sottostante dice” Os meum loquetur sapientiam et meditatio cordis mei prudentiam (Psalm.48, vers 4)”) ; 2) Clemenza, “Et lex clementie in lingua eius” (prov, cap.31); 3) “Abbondanza” (ET TIBI DEUS DE (…. ) ORE / COELI ET DE PINGUE / DINE TRAE~ ABUN / DANTIAM GRA (…..) TI ET VINI, Gen. 27, ver. 28).; 4) “Mansuetudine” (FIDI MANSUETUDINE OPERATIVA PERFICE, Eccl. 3, ver. 19).
Ai lati delle finestre sono i quattro evangelisti caratterizzati dei rispettivi animali; da sinistra S. Giovanni, S. Marco, S. Luca, S.Matteo (privo di simbolo).

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